mercoledì 8 giugno 2016 ore 21 presso il salone del Circolo Aurora
proiezione del film
(INGRESSO LIBERO)
Serata organizzata da SEL - SI Collegno e dall'associazione Ad Ovest di Treviri.
All'ingresso del salone del circolo Aurora (via
Bendini 11 Collegno) sarà possibile firmare per i referendum e le
iniziative di legge promossi dall CGIL.
SENZACHIEDEREPERMESSO
di Pietro Perotti e Pier Milanese, Italia
2014, 95’, prodotto da Cinefonie con il contributo della CGIL FIOM di Torino e Piemonte.
La
storia di Pietro Perotti, operaio alla Fiat Mirafiori dal 1969 al 1985. Pietro
si occupa da subito di comunicazione in fabbrica realizzando adesivi, giornali
murali, scritte e disegni nei bagni, pupazzi di cartapesta e gommapiuma, che
facevano diventare i cortei "teatro di strada". E con la sua
cinepresa super8 riprende situazioni e lotte operaie a Mirafiori dal 1974 a
oggi.
Pietro Perotti, ha partecipato
a tutte le lotte operaie occupandosi di comunicazione all’interno della
fabbrica. Con la sua cinepresa super8 ha ripreso cortei e picchetti. Grazie a
questo materiale inedito il film dipinge un affresco di vita operaia in quella
che è stata la più grande fabbrica metalmeccanica d’Europa. Il documentario
racconta il clima di grande partecipazione e condivisione che si respirava
nella Torino di quegli anni, dove le conquiste operaie contaminavano e venivano
contaminate da ampi strati della società, anche in contrapposizione ad una
vulgata dei media che ricorda il decennio delle lotte operaie dal 1969 al 1980
solo per i fatti di terrorismo e per la marcia dei Capi, diventata poi ”la
marcia dei quarantamila”, simbolo della sconfitta operaia del 1980. Senzachiederepermesso ripercorre la ricchezza delle forme di comunicazione
espresse direttamente dagli operai, senza mediazioni: dalle dinamiche dei
cortei interni con l’autocostruzione di fischietti, trombe e tamburi, ai mezzi
di comunicazione visiva e scritta come gli adesivi applicati alla catena di
montaggio, i manifesti e i giornali murali, per arrivare alle nuove modalità
comunicative, i pupazzi in cartapesta e gommapiuma che hanno fatto diventare i
cortei “teatro di strada”. Pietro, operaio e cineasta, è, all’interno
della fabbrica di Mirafiori, punto aggregante e motore di tutte queste forme di
comunicazione antagonista, e attraverso le sue invenzioni e realizzazioni
diventa l’espressione più completa della storia della “classe operaia più forte
del mondo”.
Pier Milanese, da
almeno un trentennio, si occupa di produzione e post-produzione cinematografica
(in pellicola e video) su un terreno di impegno militante in quel di Torino.
Mentre Piero Perotti, oggi ufficialmente pensionato, è una delle memorie
storiche della classe operaia piemontese e delle azioni sindacali e sociali,
messe in atto per migliorarne le condizioni di lavoro e di esistenza e per
contrastare le “bronzee leggi” del capitale, fin dagli anni sessanta. Insieme e
nel corso di diversi anni hanno raccolto una serie di materiali straordinari
sulla lotta di classe a Mirafiori, fuori e dentro la fabbrica, tra il luglio
del ’69 e l’autunno del 1980. Molte immagini, collezionate all’interno del
film, provengono dalla cinematografia militante di quegli anni, ma ciò che
costituisce il cuore di questo documento audiovisivo è dato dalle immagini “rubate”
dallo stesso Perotti alle manifestazioni operaie e ai cancelli dello
stabilimento Fiat con la piccola cinepresa portatile che aveva deciso di
procurarsi proprio a tale fine. In un’età di tablet, smart-phone, telecamere
portatili o miniaturizzate in qualsiasi cellulare e di selfie, ci si dimentica
troppo facilmente quanto fosse difficile, qualche decennio addietro,
documentare gli eventi. Anche quelli che, a differenza di quelli fin troppo
documentati di oggi, erano destinati a cambiare il rapporto tra le classi a
favore dei diseredati. Tra il 1969 e gli anni settanta, la classe operaia di
uno dei più grandi stabilimenti automobilistici del mondo cambiò le regole del
gioco. Le immagini del film ce ne trasmettono tutta la potenza, la creatività,
anche la violenza spesso sufficientemente espressa, quest’ultima, più in
potenza che in atto. La classe operaia torinese fu, in quegli anni, l’epicentro
di uno scontro globale che fece tremare le fondamenta dell’edificio costruito
sulla base dello sfruttamento di classe. Per questo, più tardi nel 1980,
avrebbe dovuto pagare un prezzo altissimo. Avrebbe dovuto essere spogliata
della sua capacità di resistenza, organizzazione ed iniziativa, politica e
sindacale, per essere restituita, nuda, alle sue condizioni iniziali di
sottomissione e dipendenza dall’iniziativa avversaria. Il film documenta
benissimo tutto questo, in maniera spesso commovente, soprattutto per chi ha
vissuto quegli anni alle porte della FIAT. (Sandro
Moiso, www.carmillaonline.com)