E’ di ieri sera, a poche ore dall’inizio della violenta azione delle forze dell’ordine, l’appello “FERMATEVI – Un appello alle istituzioni e alla politica” lanciato da un gruppo di intellettuali italiani - i cui primi fimatari sono Paolo Beni, il prof. Marcello Cini, Luigi Ciotti, Beppe Giulietti, il segretario della Fiom Maurizio Landini, Alberto Lucarelli, il prof. Ugo Mattei, Luca Mercalli, Giovanni Palombarini, Valentino Parlato, Livio Pepino, Carlo Petrini, Rita Sanlorenzo, Giuseppe Sergi, Alex Zanotelli – sulla Tav in Piemonte.
Nichi Vendola e i componenti della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’ hanno deciso di sottoscrivere l’appello, e invitano i propri militanti e le altre forze politiche a sottoscrivere questo appello . “Non possiamo accettare - afferma Sel – che la linea ferrovia Torino-Lione venga derubricata a questione di mero ordine pubblico. Quando il dialogo lascia lo spazio all’ uso della forza, la politica perde la sua autorevolezza, la sua funzione. L’uso della forza da parte del governo Berlusconi e’ il segnale di un arretramento inaccettabile rispetto all’esigenza della partecipazione democratica. Le forze politiche che si rifanno alla democrazia non possono legittimare l’uso di qualsiasi forma di repressione violenza”
ECCO IL TESTO DELL’APPELLO:
I referendum del 12 e 13 giugno hanno cambiato lo scenario politico ponendo al centro dell’attenzione pubblica i beni comuni e il bene comune. Di fronte a noi – ai milioni di donne e uomini che hanno contribuito al successo referendario – sta ora l’obiettivo di costruire una agenda politica in grado di mettere in campo un nuovo progetto di societa’, di sviluppo e di partecipazione democratica. Di questa prospettiva c’e’ oggi un banco di prova non eludibile: lo scontro tra istituzioni e popolazione locale sull’inizio dei lavori di costruzione, in Val Susa, di un cunicolo esplorativo in funzione preparatoria del tunnel di 54 km per la progettata linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione. Per superare la situazione di stallo determinata da tale scontro si prospetta un intervento di polizia (o addirittura militare) che rimuova le resistenze in atto. Sarebbe una soluzione sbagliata e controproducente. Ci possono essere opinioni diverse sulla necessità di potenziare il trasporto ferroviario nell’area e sulle relative modalità ma una cosa è certa. La costruzione della linea ad alta capacità Torino-Lione (e delle opere ad essa funzionali) non e’ una questione (solo) locale e l’opposizione delle popolazioni interessate non e’ un semplice problema di ordine pubblico. Si tratta, al contrario, di questioni fondamentali che riguardano il nostro modello di sviluppo e la partecipazione democratica ai processi decisionali.
Per questo, unendoci ai diversi appelli che si moltiplicano nel Paese, chiediamo alla politica e alle istituzioni un gesto di razionalita’: si sospenda l’inizio dei lavori e si apra un ampio confronto nazionale (sino ad oggi eluso) su opportunita’, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternative. In un momento di grave crisi economica e di rinnovata attenzione ai beni comuni riesaminare senza preconcetti decisioni assunte venti anni fa e’ segno non di debolezza ma di responsabilità e di intelligenza politica.
Paolo Beni, Marcello Cini, Luigi Ciotti, Beppe Giulietti, Maurizio Landini, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Luca Mercalli, Giovanni Palombarini, Valentino Parlato, Livio Pepino, Carlo Petrini, Rita Sanlorenzo, Giuseppe Sergi, Alex Zanotelli
Nichi Vendola e i componenti della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’ hanno deciso di sottoscrivere l’appello, e invitano i propri militanti e le altre forze politiche a sottoscrivere questo appello . “Non possiamo accettare - afferma Sel – che la linea ferrovia Torino-Lione venga derubricata a questione di mero ordine pubblico. Quando il dialogo lascia lo spazio all’ uso della forza, la politica perde la sua autorevolezza, la sua funzione. L’uso della forza da parte del governo Berlusconi e’ il segnale di un arretramento inaccettabile rispetto all’esigenza della partecipazione democratica. Le forze politiche che si rifanno alla democrazia non possono legittimare l’uso di qualsiasi forma di repressione violenza”
ECCO IL TESTO DELL’APPELLO:
I referendum del 12 e 13 giugno hanno cambiato lo scenario politico ponendo al centro dell’attenzione pubblica i beni comuni e il bene comune. Di fronte a noi – ai milioni di donne e uomini che hanno contribuito al successo referendario – sta ora l’obiettivo di costruire una agenda politica in grado di mettere in campo un nuovo progetto di societa’, di sviluppo e di partecipazione democratica. Di questa prospettiva c’e’ oggi un banco di prova non eludibile: lo scontro tra istituzioni e popolazione locale sull’inizio dei lavori di costruzione, in Val Susa, di un cunicolo esplorativo in funzione preparatoria del tunnel di 54 km per la progettata linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione. Per superare la situazione di stallo determinata da tale scontro si prospetta un intervento di polizia (o addirittura militare) che rimuova le resistenze in atto. Sarebbe una soluzione sbagliata e controproducente. Ci possono essere opinioni diverse sulla necessità di potenziare il trasporto ferroviario nell’area e sulle relative modalità ma una cosa è certa. La costruzione della linea ad alta capacità Torino-Lione (e delle opere ad essa funzionali) non e’ una questione (solo) locale e l’opposizione delle popolazioni interessate non e’ un semplice problema di ordine pubblico. Si tratta, al contrario, di questioni fondamentali che riguardano il nostro modello di sviluppo e la partecipazione democratica ai processi decisionali.
Per questo, unendoci ai diversi appelli che si moltiplicano nel Paese, chiediamo alla politica e alle istituzioni un gesto di razionalita’: si sospenda l’inizio dei lavori e si apra un ampio confronto nazionale (sino ad oggi eluso) su opportunita’, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternative. In un momento di grave crisi economica e di rinnovata attenzione ai beni comuni riesaminare senza preconcetti decisioni assunte venti anni fa e’ segno non di debolezza ma di responsabilità e di intelligenza politica.
Paolo Beni, Marcello Cini, Luigi Ciotti, Beppe Giulietti, Maurizio Landini, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Luca Mercalli, Giovanni Palombarini, Valentino Parlato, Livio Pepino, Carlo Petrini, Rita Sanlorenzo, Giuseppe Sergi, Alex Zanotelli