Il mese del luglio 2011 sarà ricordato da tutti per la terribile strage compiuta nell'isola di Utoya in cui hanno perso la vita 67 ragazzi per mano del 32enne norvegese Breivik. Questo delitto è stato prontamente etichettato come il "il gesto di un pazzo, di un folle". La salute mentale dell'assassino sarà giudicata da esperti psichiatri, per ora l'unico fatto certo è che si tratta di un reato politico. I ragazzi erano tutti appartenenti alla gioventù del partito laburista norvegese e Breivik è un ultra-conservatore. La sola colpa delle vittime, per stessa ammissione di Breivik, era quella di rappresentare la futura classe dirigente di centro-sinistra. Breivik non poteva tollerare di vivere in un Paese in cui eterosessuali e gay avessero gli stessi diritti, in cui fosse possibile l'integrazione degli immigrati e in cui si realizzasse la parità fra uomo e donna. Breivik appartiene a quel movimento di estrema destra che sta prendendo sempre più piede in Europa; sono razzisti, xenofobi, omofobi, antisemiti e ultra-cattolici. Legittimano la difesa delle tradizioni culturali e religiose con qualunque mezzo e in qualunque modo. L'eco del mito della razza pura ritorna con forza nei loro manifesti. Ma la politica italiana sembra non curarsi di questo fenomeno dilagante, tanto che nessuno si è sentito in dovere di prendere le distanze dalla idee che Breivik proponeva nel suo manoscritto. Putroppo l'unico che è entrato nel merito delle questioni poste dall'assassino è stato Borghezio ("Molte delle idee di Breivik sono buone, alcuna addirittura ottime"). Per il resto il nulla totale. Nessuno che si sia alzato in piedi per dire con forza che queste idee non rappresentano nessuno, nemmeno le frange più estreme. Perfino Marine LePen non ha sentito l'obbligo si scusarsi quando ha accusato "i soliti terroristi islamici" della strage. Questi dati sono preoccupanti. Significa che stiamo abituandoci ad ascoltare proposte politiche sempre più aberranti, dal ritorno delle donne dietro ai fornelli alla cacciata dei Rom dalla Francia. Stiamo attenti, perché certe idee cavalcano la paura della popolazione, già aggravata dalla pesante situazione economica, e si insinuano nel tessuto sociale destabilizzando la convivenza pacifica tra cittadini. La lampante dimostrazione è il costante aumento di episodi violenti a scapito di omosessuali e stranieri. La politica, prima o poi, dovrà scontrarsi con il fenomeno dell'estrema destra e ci auguriamo che tutte le parti convergano sulla condanna di queste idee grette e ottuse. Purtroppo di questo dubitiamo, dal momento che alcuni membri del governo rinunciano ai festeggiamenti del 2 giugno per ascoltare a casa propria i discorsi del Duce.
Quello che vi chiediamo è di lottare tutti i giorni per costruire una società in cui non conti l'appartenenza religiosa, il colore della pelle, l'etnia di appartenenza, il genere e le preferenze sessuale. Ognuno di noi ha il diritto di essere se stesso senza dover subire discriminazioni. Nessun episodio di violenza può essere di nuovo accettato. Lavoriamo insieme per costruire una società più giusta, più libera, più tollerante e multiculturale.
Ma soprattutto restiamo umani.
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